Tuesday, November 29, 2005

DODICI, OTTO, SETTE E NEANCHE UNO.

Bel titolo del cazzo, vero? Si potrebbe pensare che quest'assurdo uomo scrivente stia realmente dando i numeri. Ce lo siamo giocati? Si è perso in una marea di cifre senza senso? Ha preso una seria botta alla cabeza? Nulla di tutto questo. Il Prof è (purtroppo per l'umanità) vivo e vegeto.

Il titolo enigmatico si riferisce alla mostra su Caravaggio e i caravaggeschi europei, visitata dal Vostro sabato scorso a Milano, in quel di Palazzo Reale. Ad accompagnarlo due colleghi: Daniela e Gabriele, ai quali lo scrivente ha fatto superbamente da guida per i primi dieci minuti. Poi non sapeva più che cazzo dire... Ma eccovi di seguito le cause che hanno portato a tale titolo.

12 € necessari per entrare alla mostra, che comprendeva anche una rassegna di pittori anonimi. Peccato che non abbia capito chi cazzo fossero questi anonimi, visto che un guasto all'impianto luci (già evidente in alcune sale della rassegna principale) ne ha impedito l'accesso. Se non altro ci hanno restituito parte del biglietto.

8 erano le opere attribuite a Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, risalenti prevalentemente al periodo siciliano. In pratica il Caravaggio degli ultimi anni di vita. Due flash inevitabili: una memorabile Adorazione dei pastori, con bue e asino che appaiono come d'incanto dalla penombra dietro le figure umane illuminate; il braccio teso di Cristo nella Resurrezione di Lazzaro, quasi una balaustra per contenere i personaggi in secondo piano, tra i quali spicca un autoritratto del genio.

7 erano in realtà le operedel maestro presenti, perché della Sepoltura di Santa Lucia c'era solo una foto, essendo il dipinto ancora in restauro. C'erano comunque almeno un centinaio di altre opere di autori caravaggeschi, benché in certi casi mi sia parso di vedere dipinti che con il Merisi e il suo stile non avevano nulla a che fare. Prof in pura estasi di fronte a Gerrit Van Honthoorst e ai pittori che precedono Rembrandt nell'Olanda non ancora potenza mondiale. Troppi artisti però sembravano messi lì solo per giustificare il prezzo del biglietto, ma senza una vera attinenza al tema.

Neanche uno. Che mai vorrà dire? Semplice, neppure un guardaroba per i cappotti e un divanetto nelle sale più ampie per riposare le lasse membra. In compenso c'era un bookshop fornito come un'edicola di paese e forse c'era anche la toilette.

Eppure vi assicuro che ne è valsa la pena, foss'anche solo per i Caravaggio esposti!

Musica maestro: Tina Turner, The Best*.

*il brano non c'entra un cazzo con il post, ma vuole ricordare il più grande bipede calciante di tutti i tempi. Si chiamava George Best (1946-2005) e nessun altro sarà grande come lui sui campi da gioco. Il Prof si è commosso quando venerdì 25 ha letto della sua scomparsa, perché lo ha sempre considerato un mito. Spero vi siate commossi un po' anche voi...

Friday, November 18, 2005

UN NUMERO E NIENTE ALTRO.

In fondo sono sempre stato un bastian contrario. Come tutti coloro che ragionano con la propria testa. La mia è una testa di cazzo, una grandissima e magniloquente testa di cazzo. Ma è mia e di nessun altro.

Ebbene, questa mia testa ha sempre odiato i pecoroni, quelli che belano nel gregge perché non hanno idee loro. Quelli che ti danno subito del fascista o del comunista se non stai dalla loro parte; oppure ti bollano all'istante ateo o bigotto quando esprimi una tua opinione sulla religione.

A scuola succederà così. Succederà che mi daranno del fascista perché venerdì non aderirò allo sciopero generale indetto dai sindacati. Notare che del principale sindacato della scuola ho la tessera. Veramente non mi fregava nulla di sottoscriverla, ma per muoversi nel mondo scolastico, specie quando sei un precario, diventa necessario tesserarsi per avere tutte le "dritte" sulle graduatorie. Che poi in ruolo negli ultimi anni è entrata soprattutto gente che al sindacato non ha mai versato neppure un euro. Ma questa è un'altra storia...

Dunque, ieri ho partecipato a un'assemblea indetta dalla triade sindacale per spiegare le ragioni del suddetto sciopero. Contro la finanziaria, che in effetti fa schifo, contro i tagli alla scuola e alla sanità, contro il mancato rinnovo del contratto per i docenti. Motivi tutto sommato condivisibili. Solo che a un certo punto l'oratore (anzi oratrice, poiché di essere femminile trattavasi) ha detto che dobbiamo fare sciopero, per aumentare la percentuale di scioperanti e far vedere che siamo tanti. In pratica ci ha detto: voi siete solo dei numeri, da estrarre quando ci fa comodo. Solo che io non più voglia di essere un numero. Lo sono stato troppe volte in questo primo lustro da prof e di risultati non ne ho avuti, nemmeno un "grazie" per aver partecipato alle manifestazioni.

Meglio non essere che essere un numero. Insegno da sei anni e l'estate appena trascorsa mi ha visto perdere per soli quattro posti l'ultimo treno utile, anche grazie a certi giochi di punteggi che in fondo i sindacati hanno fatto finta di combattere, ma in realtà hanno tutto sommato accettato, in un gioco di scambi alla pari con il Ministero (io in sei anni, pur lavorando sempre, ho perso qualcosa come dieci posizioni nella graduatoria provinciale). Perché in fondo un esercito di precari fa comodo anche a loro nella scuola: tanti precari, tanta gente che spera nel ruolo, tante graduatorie da rifare ogni anno, tante tessere da distribuire.

Mi beccherò del fascista. Non me ne frega un cazzo. Né fascista, né comunista, né ateo, né bigotto. Sono solo io, Massimo. Avrò una gran testa di cazzo, ma almeno è la mia.

Musica maestro: Beck, Loser.

Sunday, November 13, 2005

NAUSEA DA HARING.

Titolo strano, vero? Specie per un adoratore dell'arte. Solo che a volte capita. Capita di andare a vedersi una mostra celebrata, trovarla ottimamente organizzata dal punto di vista strutturale, ma di uscirne con un senso di pesantezza per le opere esposte, stranamente per la quantità più che per la qualità.

Ieri è accaduto proprio questo, in occasione della visita alla rassegna The Keith Haring Show alla Triennale milanese, e mi fa piacere che Sabrina, Marcello, Mirella e Raffaella, i miei quattro compagni d'avventura, ne abbiano tratto più o meno la medesima impressione.

Il problema è sostanzialmente uno: Haring è un artista da prendere a piccole dosi. Può piacere per l'immediatezza del segno e la capacità di affrontare temi duri attraverso un'arte dissacrante. Può piacere, a tutte le età, per la vivacità cromatica che conferiscono le vernici fosforescenti usate in alcune opere. Può piacere per i riferimenti a una tradizione artistica che spazia dai misteriosi disegni di Nazca alla (in)civiltà contemporanea passando per quel mostro sacro che risponde al nome di Bosch. Peccato che alla fine appaia stucchevole, che a metà del percorso espositivo lo spettatore cominci a non poterne più di figure e simboli che tendono a ripetersi all'infinito. Soprattutto si nota come, dai primi tratti in semplice gesso bianco fino alle opere della seconda metà degli Ottanta, Haring arrivi a riempire sempre più lo spazio disponibile attraverso ogni genere di segni, una sorta di necessità di eliminazione del vuoto. Per questo alla fine prevale davvero un senso di nausea. Attenzione: nausea, non disgusto. Non sono i temi affrontati a stancare, semmai la ripetizione portata all'eccesso.

Metteteci poi l'insulso spottone Chrysler alla fine, in omaggio a chi ha cacciato il grano per promuovere la mostra, e dalla nausea a un conato il passo è breve.

PS Ho riletto velocemente il post. Mi fa cagare e non credo neppure di aver reso adeguatamente le mie impressioni. In fondo ho sempre avuto un congenito difetto di incomunicabilità.

Musica maestro: Gianluca Grignani, La fabbrica di plastica.

Monday, November 07, 2005

INSANA PASSIONE PER UN GESTO DOLCEMENTE VOLGARE.

Avvertenza: il post parla di sesso senza tanti problemi, quindi evitate di proseguire oltre il primo capoverso se l'argomento desta in voi smorfie di disgusto. Se invece avete con il sesso un rapporto normale e non avete pudori da novelli teo-con, allora andate pure fino in fondo.

Domanda iniziale: siete mai stati al Museo d'Orsay parigino? Mi auguro l'abbiate già visitato o possiate presto farlo. Io ci sono stato due volte: nel 1990 e nel 2005, nientemeno che il giorno di Pasqua. Una vera summa della pittura e della scultura ottocentesca, con qualche fuga nel Novecento, ma solo per mere ragioni cronologiche. Gli Italiani li troverete, come perfetti caproni, tutti intenti a commentare con frasi povere le sale di Van Gogh e Monet, ovvero i pittori più "pubblicizzati" di quel periodo artistico. Del resto c'è chi va al Louvre solo per vedere la Gioconda, possibilmente con il mediocre Codice Da Vinci danbrowniano sotto braccio.

Comunque...

Al Museo d'Orsay, quasi completamente ignorata, è esposta da pochi anni un'opera ritenuta scandalosa per il modo esplicito di presentare il sesso femminile, inteso proprio come parte anatomica. Si intitola L'origine del mondo (eventualmente cliccate qui) e fu dipinta da Gustave Courbet, creando non poco scandalo per l'ardita immagine, tanto che l'esposizione permanente è stata solo da pochi anni accettata. Nonostante si viva in tempi abituati al peggio, con il nudo propostoci ormai in ogni salsa, quel quadro fa ancora un certo effetto. Forse per quel corpo ridotto in pratica al tronco, seminascosto da un lenzuolo. Forse per quella vagina sbattuta in primo piano. Forse per quell'anonimato conferito dal volto coperto. Non era certo il primo nudo integrale nella storia dell'arte, ma mai il sesso femminile aveva avuto un impatto così realistico sull'astante.

Eppure per me il fascino di quel quadro sta in un abbinamento tra l'immagine prospettica del corpo femminile e l'atto sessuale che più adoro praticare: il cunnilingua. Praticarlo a una e intanto osservarne i movimenti del corpo ti porta ad avere un'eccezionale prospettiva del corpo femminile, quasi come nel quadro di Courbet, ma con un punto di vista ovviamente più basso. In quel momento la donna di fronte a te diventa pura opera d'arte. Un gesto che fonde la volgarità della situazione (naturalmente "volgarità" per la morale religiosa nella quale siamo cresciuti) e la dolcezza di concedersi totalmente al piacere della propria partner. In fondo si tratta solo di abbinare due parti del corpo estremamente sensibili. Quando si fa educazione sessuale nelle scuole, si dovrebbe insegnare ai maschi l'importanza del cunnilingua, come atto di esaltazione della donna a dea del sesso. Altrimenti rischia di crescere una generazione di uomini che vedrà la donna solo come strumento per svuotarsi di tanto in tanto le palle.

Vi ha fatto schifo il post? State storcendo la bocca dopo aver letto del blasfemo abbinamento artistico-sessuale? Non per dire, io vi avevo avvertiti!

Musica maestro: WASP, L.O.V.E. Machine.

Tuesday, November 01, 2005

COZZE, CIALDE, BIRRA E BRUEGHEL

Bastano quattro parole a sintetizzare il viaggio a Bruxelles. Perché spesso quattro parole dicono tutto ciò che un intero saggio non riuscirebbe a dire. Perché quelle quattro parole sono l'essenza del mio ponte di fine ottobre nella capitale belga. Perché delle cozze indimenticabili come quelle di Chez Leon me le sognerò per tanto tempo. Perché quelle dolcissime cialde erano un peccato di gola al quale certo non mi opponevo. Perché una buona birra ti fa dimenticare la vita di merda che ti tocca trascorrere. Perché ho aspettato quindici anni per tornare a vedermi da vicino La caduta di Icaro di Pieter Brueghel I, immortalata persino da una poesia di Auden, una poesia studiata al liceo e che nel 1990 mi portò a Bruxelles solo per vedermi quel quadro, a testimonianza di una mente lucidamente malata fin dai primordi.

Come sempre le mie vacanze, brevi o lunghe che siano, procedono esclusivamente per lampi. Nessun ricordo organico, ma una serie di frammenti in cui si incastonano attimi più o meno belli.

Così ecco la ragazza musulmana dai bellissimi lineamenti seduta vicino a me sul tram. Un velo marrone le ricopriva la testa. Un velo firmato Calvin Klein, a voler indicare un gradevole miscuglio tra secolo e tradizione.

Così ecco le quattro ore passate nel Museo di Belle Arti e in quello di Arte Moderna (biglietto unico), con il godimento estetico di trovarmi di fronte in poco tempo le versioni delle Tentazioni di Sant'Antonio a firma di Bosch e Dalì. E che dire del novecentesco Pannello di cozze di Broodthaers? E le atmosfere di Magritte e Delvaux? E quello strano gusto misto di macabro e folle che unisce i pittori fiamminghi dal Quattrocento al Novecento, con la visionaria Caduta degli angeli ribelli dell'onnipresente Brueghel I? O l'iperrealistica anziana ritratta nella Morte di Jan Lievens? O il "mio" Rembrandt?

Così ecco che gli italici turisti si devono sempre distinguere, come quel signore testa di cazzo, con auto targata MI, che ha suonato dietro a due signore che passavano sulle strisce pedonali. E' l'unica volta che ho sentito un clacson in quattro giorni...

Così ecco il parlamento belga e i palazzi reali che non hanno neppure una pattuglia di polizia che li controlli. Niente auto blu, niente stronzi arroganti delle scorte, niente parlamentari che mostrano il medio agli studenti. Che differenza con questa merda di Italia in cui ci tocca vivere.

Musica maestro: AC/DC, Bedlam in Belgium