Saturday, August 26, 2006

LIBERAMENTE COMUNICATI DA VENTISETTE ANNI.

Il rito si è compiuto anche quest’anno, per la ventisettesima volta. Come sempre, una sfilata di potenti o presunti tali si è beccata la propria dose di applausi o fischi, neanche quella platea fosse lo specchio dell’Italia intera. Solo che i ciellini sono, piaccia o meno (a me infastidisce, in tutta onestà), una sorta di onorata società che condiziona neppure troppo celatamente la vita politica italiana.

Con Comunione e Liberazione ho avuto modo di venire in contatto in maniera abbastanza singolare. Una collega di alcuni anni fa, di cui conoscevo l’appartenenza al movimento (senza che questo influisse sulla stima umana e professionale nei suoi confronti), mi invitò una sera a un incontro sul tema della riforma morattiana, da poco entrata in vigore. Convinto di trovarmi di fronte a una platea ampia e diversificata, mi ritrovai invece a una sorta di chiacchierata informale, tenuta da un certo G.M., le cui varie epistole ad argomento scolastico spesso compaiono nelle rubriche di posta di alcuni quotidiani nazionali.

Più che il sostegno alla riforma, che mi aspettavo in pieno, mi colpì la freddezza con cui io e un’altra precaria non di loro fummo guardati quando, alla fine di un mare di parole, esprimemmo la nostra convinzione che prima andava anche affrontato il problema dei docenti precari, in particolar modo quelli che avevano ottenuto l’abilitazione con il concorso del 2000. La risposta svogliata dell’oratore fu un Ah sì, chiaro… Bisogna fare qualcosa… Un problema certamente da affrontare, traducibile con un Che cazzo me ne frega, tanto i miei amici ciellini qui presenti sono tutti sistemati e di voi stronzi precari non ci frega nulla. Mi colpì inoltre la profusione di parolacce dell’oratore in questione mentre teneva la sua lectio magistralis sulla riforma.

Nei mesi seguenti rifiutai cortesemente i vari inviti ricevuti per conferenze o incontri, tranne uno, di carattere extrascolastico: una sorta di raduno interregionale presso la loro scuola di formazione dei quadri, alla periferia est di Milano. Ero per certi versi attratto dall’ambiente con la stessa curiosità che un antropologo può riservare a una tribù scoperta nella foresta equatoriale. Notai che l’uso di termini scurrili era abbastanza diffuso, tanto che ne sentii anche dal sacerdote che “conduceva” la serata. Soprattutto non poté sfuggirmi una sorta di snobismo dominante, tipico di chi si sente superiore in tutto e per tutto agli altri. Questo mio secondo incrocio con Comunione e Liberazione fu anche l’ultimo. La sete di conoscenza fu ampiamente soddisfatta da quell’occasione in un grigio novembre milanese.

Tutto il preambolo personale, serve ad arrivare al punto: il 27° meeting di Rimini ha mostrato ancora una volta tutte le incoerenze di un movimento che si cela dietro i valori di un cattolicesimo quasi estremista e poi applaude un leader come Silvio B., antitesi di ogni buon cristiano, solo perché l’ometto afferma di volere un’Italia cattolica, con il suo solito stile da Peron dei ricchi. Per non parlare dei “democratici” fischi riservati ai politici di centrosinistra, bollati come traditori dei valori cristiani.

Ma quali valori cristiani? I cari ciellini parteggiano per un ex premier che ha lasciato la moglie per sposare un’attricetta, che ha riempito di immondizia le teste degli Italiani con le sue televisioni private, che esibisce le sue ricchezze in maniera tutt’altro che cristiana e che fa dell’immodestia la sua principale caratteristica, al punto da definirsi un nuovo Messia. In comune hanno una sola cosa: l’odio per lo Stato e le sue istituzioni, a partire dalla scuola pubblica (il cui stipendio però non disdegnate!).

Ultima cosa, altrettanto significativa. Camillo Ruini va in pensione e la Conferenze Episcopale Italiana deve eleggere un nuovo presidente. La Chiesa ha chiesto ai vescovi italiani di esprimersi: quasi la metà ha votato per Tettamanzi, arcivescovo di Milano, molto benvoluto dalla gente (e da chi scrive). Purtroppo pare che il sondaggio tra i vescovi sia solo una parvenza di democrazia, visto che il posto spetterebbe al patriarca veneziano Scola, legato indovinate a quale movimento?

Bravi, vedo che avete già capito!

Musica maestro: Roger Waters, Bridge Passage for Three Plastic Teeth.